C'è
stato un periodo, la cui fine è coincisa con quella dello scorso
millennio, in cui il fumettista che si dedicava all'autoproduzione
era inevitabilmente identificato come un autore alle prime armi, in
attesa di essere “scoperto” da qualche editore che gli avrebbe
consentito il salto di qualità all'interno della schiera dei
professionisti regolarmente retribuiti. Anche Leo Ortolani, la più
eclatante di queste eroiche figure, ha seguito questo percorso,
costituendo per molto tempo un vero e proprio modello per centinaia
di altri giovani artisti.
Ma
quella era un'altra epoca: quella dei pessimi ciclostilati, dei costi
di stampa proibitivi e della difficoltà di diffusione.
Negli
ultimi anni, grazie a internet e all'abbattimento dei costi di
stampa, la situazione è radicalmente mutata. Oggi la rete consente
di divulgare i frutti del proprio lavoro raggiungendo,
potenzialmente, un vastissimo pubblico. E nel caso si opti invece per
la cara, vecchia carta, le moderne tecniche di stampa non solo
consentono di stampare a basso costo svariate centinaia (o anche
migliaia) di copie, ma la qualità di queste pubblicazioni è ormai
pari a quella dei cataloghi d'arte.
In
breve, la differenza non la fanno più (tanto) i soldi a
disposizione, quanto il talento e le competenze degli autori.
Questa
evoluzione tecnologica ha di conseguenza mutato anche la concezione
del fumettista “indipendente”, non più solamente un aspirante
professionista, ma sempre più spesso un imprenditore di se stesso.
Questi autori non sono più così ansiosi di rinunciare ai propri
progetti per lavorare sotto vari editori (che, al contempo, sono
sempre meno in grado di corrispondere un compenso degno di questo
nome), ma hanno trasformato l'autoproduzione da passaggio quasi
obbligato a scelta professionale, in grado di ripagarli con
soddisfazioni e, perché no? Anche soldi!
Il che
non vieta loro di concedere ad alcuni editori la possibilità di
stampare in volume le loro opere, beneficiando così di una migliore
distribuzione nelle fumetterie e di una coperture delle spese per la
stampa e per la presenza nelle varie fiere, ma senza interrompere la
loro attività di indipendenti.
Qualche
nome? Ormai non c'è che l'imbarazzo della scelta. Luigi "Bigio"
Cecchi (Drizzit), Manu Tonini (Deficients & Dragons), Mirka
Andolfo (Sacro/Profano, ma Mirka è ormai lanciatissima anche
come disegnatrice in America), Zerocalcare, Giulia Adragna (MissHall), Liana Recchione (Risenfall), Lorenzo Ghetti (To be continued), Tiziana De Piero (FidanzatoVampiro), Elisa Pocetta (Hi/Lo), Claudio Avella (Demon's Daughter),
Cristiana leone (Sunken), Riccardo LoGiudice (PoseYdon), Lorenzo
Maglianesi (The Quest) e tanti, tanti, davvero tanti altri autori di
fumetti che stanno affollando la rete, le fiere e le librerie con una vitalità che spesso
manca nelle pubblicazioni “tradizionali”.
Persino
alcuni affermati autori stanno cominciando ad affiancare all'attività
più strettamente professionale incursioni nell'autoproduzione per
poter pubblicare i propri fumetti liberi da qualunque vincolo. Oltre
al sottoscritto, con Agenzia Incantesimi, i primi nomi che vengono in
mente sono quelli di Manuela Soriani e il collettivo AWE (Samsara),
Francesca Da Sacco (Monsters), Emanuele Tenderini (Lumina). Un numero
ancora ristretto, per ovvie ragioni: un autore già affermato non
solo incontra meno difficoltà a trovare un editore (che lo paghi)
per i suoi progetti, ma tende anche a essere più diffidente verso un
“sistema” nuovo, nato e sviluppatosi quando lui aveva ormai
seguito un altro percorso di formazione.
Ma qui
termina il discorso elegiaco ed entusiasta. Perché il titolo di
questo "pezzo" cita gioie e dolori e finora si è
parlato solamente delle gioie. Ora, purtroppo, è il momento dei
dolori!
Partiamo
da quelli "tecnici": la contropartita della libertà è il
lavoro. Molto lavoro. Più di quanto si possa immaginare. Perché
scrivere e disegnare il fumetto è solo una parte dell'impegno
necessario. Se si desidera che qualcuno legga il frutto delle proprie
fatiche (a parte amici e parenti!), occorre pubblicizzarlo, farlo
conoscere. E in quel vasto oceano che è internet, pubblicare su
Facebook un annuncio o creare una pagina non è sufficiente. Dieci
secondi dopo il vostro post sarà stato sommerso da un centinaio di
altri post e sarà già sparito. Il lavoro di marketing è
fondamentale e occorre saperlo fare bene: fidatevi dell'esperienza di
uno che è abbastanza negato in questo campo! Non bisogna, come il
sottoscritto, temere di rompere le scatole ai propri contatti, ma
“martellare” quotidianamente con immagini, vignette, notizie,
annunci o semplici commenti. Creare tormentoni, “meme”, tenere
costantemente desta l'attenzione verso il proprio fumetto, invogliare
la gente a controllare la vostra pagina per vedere se ci sono novità.
Su tutti i principali social network. E' davvero un secondo lavoro
che porterà via tempo ed energie, ma è necessario. Se il fumetto è
valido e riesce a intercettare un certo pubblico, dopo un po' (un
annetto o due) si verrà a creare un circolo virtuoso che compenserà
gli sforzi, ma non per questo ci si potrà rilassare: senza essere
martellanti come nella fase iniziale, l'opera di promozione dovrà
comunque proseguire perché la “magia” non si esaurisca.
Ma
quello della promozione non è il solo problema che deve affrontare
chi si dedica all'autoproduzione. Ce n'è un secondo, ben più
importante, di cui però in molti non si rendono nemmeno conto: la
crescita artistica e professionale.
Dedicarsi
all'autoproduzione, infatti, significa confrontarsi unicamente con
due entità: se stessi e il pubblico. E nessuno dei due rappresenta
un critico oggettivo.
Il
pubblico, infatti, generalmente o apprezza il fumetto e lo segue,
magari anche commentando, ma limitandosi a esprimere il proprio
apprezzamento, oppure non lo apprezza e semplicemente non lo segue,
senza stare a indicare le ragioni del suo disappunto. D'altro canto,
un autore difficilmente riesce a individuare da solo i propri limiti.
Piccolo
inciso:
Quando
scriviamo o disegniamo, la nostra mente segue dei "percorsi"
che si sono creati e consolidati col tempo. Strade sicure e
conosciute che ci semplificano il lavoro e soprattutto ci evitano di
affrontare gli ostacoli, preferendo aggirarli. Si tratta di un
meccanismo inconscio, di cui siamo ben poco consapevoli, ma che ci
porta a scavare sempre di più il solco di questi percorsi, e più
passa il tempo, più sarà difficile uscirne. Finiamo così per
evitare puntualmente di disegnare certe situazioni, per sbagliare
sempre la stessa prospettiva o lo stesso scorcio del braccio, oppure
per incanalarci sempre negli stessi schemi narrativi. Senza
rendercene conto. Con la conseguenza che non affrontiamo mai ostacoli
e difficoltà, non superiamo i nostri limiti e finiamo così con il
rallentare la nostra crescita artistica, commettendo sempre gli
stessi errori o limitando le nostre potenzialità.
Solo
una cosa può darci una scossa e farci deviare da questi percorsi
abituali, obbligandoci ad affrontare i nostri limiti: una voce
esterna.
Nell'editoria,
questa voce appartiene solitamente a un editor o all'editore
stesso, ma può essere anche molto utile il (sincero e impietoso)
parere di altri colleghi. E' la ragione per cui io cerco sempre di
far leggere tutto quel che scrivo a qualcuno per una seconda
opinione.
Fine
dell'inciso.
L'autore
indipendente raramente avrà a che fare con un editor.
Il che può essere un male minore quando si tratti di un autore di
esperienza, che quindi ha già affrontato questa fase, ma è
sicuramente un grosso problema per il giovane talento, che si trova
nel pieno della sua formazione artistica. Attenzione: questo non
significa in assoluto che non sarà capace di migliorare e di
ragionare sul proprio lavoro, ma questa crescita solitaria sarà più
lenta e difficoltosa.
E
veniamo infine all'ultimo inconveniente dell'autoproduzione, che
però non dipende dagli autori o dai loro fumetti, perché si tratta
di puro e semplice pregiudizio.
Come
ho detto all'inizio, fino ad alcuni anni fa l'autoproduzione era
sinonimo di dilettantismo e chi la portava avanti era considerato
(all'epoca giustamente, va detto) un aspirante "professionista". Il problema è che
le cose cambiano più rapidamente delle mentalità. E quanto più
rapidi sono i mutamenti, tanto più chi era abituato a una situazione
precedente fa fatica ad adeguarsi. Così può capitare che molti
fumettisti di una certa età ancora oggi guardino con un briciolo di supponenza o di compatimento chi si dedica all'autoproduzione e non si affida a un
editore. Per paradossale che possa apparire, essere pubblicati dal
più scalcinato, cialtrone e magari truffaldino degli editori, agli
occhi di queste persone, è comunque più gratificante e
professionale che autoprodursi o pubblicare su internet.
Intendiamoci, per fortuna non sono in molti a pensarla così, però può capitare di imbattersi in qualcuno che, magari senza nemmeno volerlo, sferri un diretto alla vostra autostima facendovi sentire "autori di serie B". Quindi siate consapevoli che non è così e non fatevi influenzare da eventuali simili atteggiamenti.
La fiducia in se stessi (fondamentale!) è come
l'acqua per le piante: mai poca e mai troppa!
Alla
fine di tutto questo discorso non ci starebbe male un capitolo sul
crowdfunding, ma di quello, magari, ne parlerò un'altra volta!
Ah, quasi dimenticavo: ad eccezione dell'ultima, tutte le immagini presenti in questo articolo sono state distribuite nel testo con un ordine puramente causale!