lunedì 10 ottobre 2016

GIOIE E DOLORI DELL'AUTOPRODUZIONE


C'è stato un periodo, la cui fine è coincisa con quella dello scorso millennio, in cui il fumettista che si dedicava all'autoproduzione era inevitabilmente identificato come un autore alle prime armi, in attesa di essere “scoperto” da qualche editore che gli avrebbe consentito il salto di qualità all'interno della schiera dei professionisti regolarmente retribuiti. Anche Leo Ortolani, la più eclatante di queste eroiche figure, ha seguito questo percorso, costituendo per molto tempo un vero e proprio modello per centinaia di altri giovani artisti.
Ma quella era un'altra epoca: quella dei pessimi ciclostilati, dei costi di stampa proibitivi e della difficoltà di diffusione.


Negli ultimi anni, grazie a internet e all'abbattimento dei costi di stampa, la situazione è radicalmente mutata. Oggi la rete consente di divulgare i frutti del proprio lavoro raggiungendo, potenzialmente, un vastissimo pubblico. E nel caso si opti invece per la cara, vecchia carta, le moderne tecniche di stampa non solo consentono di stampare a basso costo svariate centinaia (o anche migliaia) di copie, ma la qualità di queste pubblicazioni è ormai pari a quella dei cataloghi d'arte.
In breve, la differenza non la fanno più (tanto) i soldi a disposizione, quanto il talento e le competenze degli autori.
Questa evoluzione tecnologica ha di conseguenza mutato anche la concezione del fumettista “indipendente”, non più solamente un aspirante professionista, ma sempre più spesso un imprenditore di se stesso. Questi autori non sono più così ansiosi di rinunciare ai propri progetti per lavorare sotto vari editori (che, al contempo, sono sempre meno in grado di corrispondere un compenso degno di questo nome), ma hanno trasformato l'autoproduzione da passaggio quasi obbligato a scelta professionale, in grado di ripagarli con soddisfazioni e, perché no? Anche soldi!
Il che non vieta loro di concedere ad alcuni editori la possibilità di stampare in volume le loro opere, beneficiando così di una migliore distribuzione nelle fumetterie e di una coperture delle spese per la stampa e per la presenza nelle varie fiere, ma senza interrompere la loro attività di indipendenti.


Qualche nome? Ormai non c'è che l'imbarazzo della scelta. Luigi "Bigio" Cecchi (Drizzit), Manu Tonini (Deficients & Dragons), Mirka Andolfo (Sacro/Profano, ma Mirka è ormai lanciatissima anche come disegnatrice in America), Zerocalcare, Giulia Adragna (MissHall), Liana Recchione (Risenfall), Lorenzo Ghetti (To be continued), Tiziana De Piero (FidanzatoVampiro), Elisa Pocetta (Hi/Lo), Claudio Avella (Demon's Daughter), Cristiana leone (Sunken), Riccardo LoGiudice (PoseYdon), Lorenzo Maglianesi (The Quest) e tanti, tanti, davvero tanti altri autori di fumetti che stanno affollando la rete, le fiere e le librerie con una vitalità che spesso manca nelle pubblicazioni “tradizionali”.


Persino alcuni affermati autori stanno cominciando ad affiancare all'attività più strettamente professionale incursioni nell'autoproduzione per poter pubblicare i propri fumetti liberi da qualunque vincolo. Oltre al sottoscritto, con Agenzia Incantesimi, i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Manuela Soriani e il collettivo AWE (Samsara), Francesca Da Sacco (Monsters), Emanuele Tenderini (Lumina). Un numero ancora ristretto, per ovvie ragioni: un autore già affermato non solo incontra meno difficoltà a trovare un editore (che lo paghi) per i suoi progetti, ma tende anche a essere più diffidente verso un “sistema” nuovo, nato e sviluppatosi quando lui aveva ormai seguito un altro percorso di formazione.


Ma qui termina il discorso elegiaco ed entusiasta. Perché il titolo di questo "pezzo" cita gioie e dolori e finora si è parlato solamente delle gioie. Ora, purtroppo, è il momento dei dolori!

Partiamo da quelli "tecnici": la contropartita della libertà è il lavoro. Molto lavoro. Più di quanto si possa immaginare. Perché scrivere e disegnare il fumetto è solo una parte dell'impegno necessario. Se si desidera che qualcuno legga il frutto delle proprie fatiche (a parte amici e parenti!), occorre pubblicizzarlo, farlo conoscere. E in quel vasto oceano che è internet, pubblicare su Facebook un annuncio o creare una pagina non è sufficiente. Dieci secondi dopo il vostro post sarà stato sommerso da un centinaio di altri post e sarà già sparito. Il lavoro di marketing è fondamentale e occorre saperlo fare bene: fidatevi dell'esperienza di uno che è abbastanza negato in questo campo! Non bisogna, come il sottoscritto, temere di rompere le scatole ai propri contatti, ma “martellare” quotidianamente con immagini, vignette, notizie, annunci o semplici commenti. Creare tormentoni, “meme”, tenere costantemente desta l'attenzione verso il proprio fumetto, invogliare la gente a controllare la vostra pagina per vedere se ci sono novità. Su tutti i principali social network. E' davvero un secondo lavoro che porterà via tempo ed energie, ma è necessario. Se il fumetto è valido e riesce a intercettare un certo pubblico, dopo un po' (un annetto o due) si verrà a creare un circolo virtuoso che compenserà gli sforzi, ma non per questo ci si potrà rilassare: senza essere martellanti come nella fase iniziale, l'opera di promozione dovrà comunque proseguire perché la “magia” non si esaurisca.


Ma quello della promozione non è il solo problema che deve affrontare chi si dedica all'autoproduzione. Ce n'è un secondo, ben più importante, di cui però in molti non si rendono nemmeno conto: la crescita artistica e professionale.
Dedicarsi all'autoproduzione, infatti, significa confrontarsi unicamente con due entità: se stessi e il pubblico. E nessuno dei due rappresenta un critico oggettivo.
Il pubblico, infatti, generalmente o apprezza il fumetto e lo segue, magari anche commentando, ma limitandosi a esprimere il proprio apprezzamento, oppure non lo apprezza e semplicemente non lo segue, senza stare a indicare le ragioni del suo disappunto. D'altro canto, un autore difficilmente riesce a individuare da solo i propri limiti.



Piccolo inciso:
Quando scriviamo o disegniamo, la nostra mente segue dei "percorsi" che si sono creati e consolidati col tempo. Strade sicure e conosciute che ci semplificano il lavoro e soprattutto ci evitano di affrontare gli ostacoli, preferendo aggirarli. Si tratta di un meccanismo inconscio, di cui siamo ben poco consapevoli, ma che ci porta a scavare sempre di più il solco di questi percorsi, e più passa il tempo, più sarà difficile uscirne. Finiamo così per evitare puntualmente di disegnare certe situazioni, per sbagliare sempre la stessa prospettiva o lo stesso scorcio del braccio, oppure per incanalarci sempre negli stessi schemi narrativi. Senza rendercene conto. Con la conseguenza che non affrontiamo mai ostacoli e difficoltà, non superiamo i nostri limiti e finiamo così con il rallentare la nostra crescita artistica, commettendo sempre gli stessi errori o limitando le nostre potenzialità.
Solo una cosa può darci una scossa e farci deviare da questi percorsi abituali, obbligandoci ad affrontare i nostri limiti: una voce esterna.
Nell'editoria, questa voce appartiene solitamente a un editor o all'editore stesso, ma può essere anche molto utile il (sincero e impietoso) parere di altri colleghi. E' la ragione per cui io cerco sempre di far leggere tutto quel che scrivo a qualcuno per una seconda opinione.
Fine dell'inciso.


L'autore indipendente raramente avrà a che fare con un editor. Il che può essere un male minore quando si tratti di un autore di esperienza, che quindi ha già affrontato questa fase, ma è sicuramente un grosso problema per il giovane talento, che si trova nel pieno della sua formazione artistica. Attenzione: questo non significa in assoluto che non sarà capace di migliorare e di ragionare sul proprio lavoro, ma questa crescita solitaria sarà più lenta e difficoltosa.


E veniamo infine all'ultimo inconveniente dell'autoproduzione, che però non dipende dagli autori o dai loro fumetti, perché si tratta di puro e semplice pregiudizio.
Come ho detto all'inizio, fino ad alcuni anni fa l'autoproduzione era sinonimo di dilettantismo e chi la portava avanti era considerato (all'epoca giustamente, va detto) un aspirante "professionista". Il problema è che le cose cambiano più rapidamente delle mentalità. E quanto più rapidi sono i mutamenti, tanto più chi era abituato a una situazione precedente fa fatica ad adeguarsi. Così può capitare che molti fumettisti di una certa età ancora oggi guardino con un briciolo di supponenza o di compatimento chi si dedica all'autoproduzione e non si affida a un editore. Per paradossale che possa apparire, essere pubblicati dal più scalcinato, cialtrone e magari truffaldino degli editori, agli occhi di queste persone, è comunque più gratificante e professionale che autoprodursi o pubblicare su internet.
Intendiamoci, per fortuna non sono in molti a pensarla così, però può capitare di imbattersi in qualcuno che, magari senza nemmeno volerlo, sferri un diretto alla vostra autostima facendovi sentire "autori di serie B". Quindi siate consapevoli che non è così e non fatevi influenzare da eventuali simili atteggiamenti.
La fiducia in se stessi (fondamentale!) è come l'acqua per le piante: mai poca e mai troppa!


Alla fine di tutto questo discorso non ci starebbe male un capitolo sul crowdfunding, ma di quello, magari, ne parlerò un'altra volta!


Ah, quasi dimenticavo: ad eccezione dell'ultima, tutte le immagini presenti in questo articolo sono state distribuite nel testo con un ordine puramente causale!




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